Andando indietro in noi stessi
Stavo riflettendo su qual è la radice ultima della violenza in noi stessi e nel mondo. E ho pensato che in parte è una cosa culturale, che assorbiamo dell'ambiente in cui viviamo. Ma non basta. Ci portiamo dietro secoli e millenni di dominazioni, colonizzazioni e guerre. In parte è nel nostro DNA, nei propri istinti più profondi. Dai barbari alla caccia alla lotta per il potere. Ma l'uomo deve fare un salto evolutivo altrimenti non sopravviverà a lungo in questo pianeta. Scorgo una direzione evolutiva a partire dagli antichi romani che seppur molto violenti hanno permesso ad una civilizzazione articolata di esistere quando prima c'erano barbari e nomadi. Così pure nella civiltà industriale c'è stata una linea evolutiva per quanto problematica e iniqua. Per quanto riguarda questa civiltà post industriale penso bisogni riprendere il filo con le nostre radici e trovare di nuovo il filo e la direzione. Ci muoviamo verso il superamento della sofferenza individuale e sociale. Bisogna fare una pausa di riflessione in questo vorticoso meccanismo evolutivo e andare a vedere se questo sviluppo utile della tecnologia sta anche influenzando negativamente il nostro modo di ragionare e di concepire la realtà. In particolare vorrei capire se tutto questo terrorismo guerre e altri problemi possano essere superati in un balzo evolutivo. In particolare vorrei evitare di dare cause economiche politiche e religiose a queste disfunzioni sociali e arrivare nel profondo all'interno dell'uomo. Non con uno studio intellettuale ma con un contatto di consapevolezza.
Stavo riflettendo su qual è la radice ultima della violenza in noi stessi e nel mondo. E ho pensato che in parte è una cosa culturale, che assorbiamo dell'ambiente in cui viviamo. Ma non basta. Ci portiamo dietro secoli e millenni di dominazioni, colonizzazioni e guerre. In parte è nel nostro DNA, nei propri istinti più profondi. Dai barbari alla caccia alla lotta per il potere. Ma l'uomo deve fare un salto evolutivo altrimenti non sopravviverà a lungo in questo pianeta. Scorgo una direzione evolutiva a partire dagli antichi romani che seppur molto violenti hanno permesso ad una civilizzazione articolata di esistere quando prima c'erano barbari e nomadi. Così pure nella civiltà industriale c'è stata una linea evolutiva per quanto problematica e iniqua. Per quanto riguarda questa civiltà post industriale penso bisogni riprendere il filo con le nostre radici e trovare di nuovo il filo e la direzione. Ci muoviamo verso il superamento della sofferenza individuale e sociale. Bisogna fare una pausa di riflessione in questo vorticoso meccanismo evolutivo e andare a vedere se questo sviluppo utile della tecnologia sta anche influenzando negativamente il nostro modo di ragionare e di concepire la realtà. In particolare vorrei capire se tutto questo terrorismo guerre e altri problemi possano essere superati in un balzo evolutivo. In particolare vorrei evitare di dare cause economiche politiche e religiose a queste disfunzioni sociali e arrivare nel profondo all'interno dell'uomo. Non con uno studio intellettuale ma con un contatto di consapevolezza.
L'uomo compete come un animale?
Riflettevo su una sorta di neo-darwinismo applicato alle teorie economiche e sociali dell'uomo. Sono stato allevato da mio padre con la logica che vince il più forte e che gli uccelli nel nido devono sforzarsi a cercare il cibo dal genitore perchè così ne riceveranno di più o non moriranno. Stessa cosa per le aziende ecc... Vince il più forte, il piu scaltro ecc... Ma quando qualcuno inizia ad auto trasformarsi per diventare più scaltro, più dinamico, più intelligente, più vincente ecc... la cosa secondo me non funziona più e si capisce che si sta facendo qualcosa di sbagliato, disfunzionale e che porta all'infelicità personale e collettiva. In molti animali per evitare l'estinzione della specie o massimizzare l'espansione fanno tantissimi figli sapendo che ne moriranno molti perchè le risorse sono limitate. Probabilmente questo approccio funziona pure, ma c'è qualcosa di assurdo dentro queste logiche. E' più o meno quello che sta succedendo in Africa dove si fanno tantissimi figli che finiscono poi allo sbaraglio in missioni a bassa probabilità di sopravvivenza se non in guerra o direzioni violentemente espansionistiche. Non sono neanche così critico verso il capitalismo che comunque ha portato a molto sviluppo tuttavia ci sto male dentro questo sistema capitalistico o Italiano (Italia che non si capisce come funziona). Vorrei trovare una mia dimensione ma non saprei da che parte stare o per chi e cosa impegnarmi in un ambiente così mutevole ed in bilico. Ho ancora qualche mese per pensarci... spero qualcun altro o altra condivida queste riflessioni con me...
Riflettevo su una sorta di neo-darwinismo applicato alle teorie economiche e sociali dell'uomo. Sono stato allevato da mio padre con la logica che vince il più forte e che gli uccelli nel nido devono sforzarsi a cercare il cibo dal genitore perchè così ne riceveranno di più o non moriranno. Stessa cosa per le aziende ecc... Vince il più forte, il piu scaltro ecc... Ma quando qualcuno inizia ad auto trasformarsi per diventare più scaltro, più dinamico, più intelligente, più vincente ecc... la cosa secondo me non funziona più e si capisce che si sta facendo qualcosa di sbagliato, disfunzionale e che porta all'infelicità personale e collettiva. In molti animali per evitare l'estinzione della specie o massimizzare l'espansione fanno tantissimi figli sapendo che ne moriranno molti perchè le risorse sono limitate. Probabilmente questo approccio funziona pure, ma c'è qualcosa di assurdo dentro queste logiche. E' più o meno quello che sta succedendo in Africa dove si fanno tantissimi figli che finiscono poi allo sbaraglio in missioni a bassa probabilità di sopravvivenza se non in guerra o direzioni violentemente espansionistiche. Non sono neanche così critico verso il capitalismo che comunque ha portato a molto sviluppo tuttavia ci sto male dentro questo sistema capitalistico o Italiano (Italia che non si capisce come funziona). Vorrei trovare una mia dimensione ma non saprei da che parte stare o per chi e cosa impegnarmi in un ambiente così mutevole ed in bilico. Ho ancora qualche mese per pensarci... spero qualcun altro o altra condivida queste riflessioni con me...
Le guerre economiche e la globalizzazione, il mondo che vorrei
Comunque quello che sta succedendo da una trentina di anni a questa parte è come una guerra ma fatta con l'economia come termine di confronto. Gli stati decidono molto poco. Dovremmo accettare che stiamo lavorando per molti anni per pagare gli interessi sulla liquidità che ci è servita per creare una struttura lavorativa. Ma fin qui niente di male, almeno per me che sono cresciuto in un clima estremamente competitivo, con poche amicizie reali. Il punto è che non siamo noi che decidiamo in quale direzione va il "progresso", non è il parlamento eletto dai cittadini. Quindi potremo essere costretti a lavorare diciamo per 50 anni con pochissimi o nessuno svago per realizzare prodotti o modi di vita che non ci piacciono o non ci interessano. Ma lavorare o svolgere una attività lo vedrei imprescindibile a meno che non si è usciti da Matrix. Quindi il mio intento sarebbe di strutturare il tessuto sociale in modo da distribuire felicità anche in misura diversa l'uno dall'altro e compatibilmente con il sistema che c'è intorno e che vorrei decidere anche io. Sto inventando un sistema in cui si può "votare" quanto e come mettere ambiente, diritti umani, svago, famiglia e missioni spaziali nel futuro modello post-stato, post-dittatura. Qualcuno vorrebbe metterci ancora una volta lo stato con la democrazia, ma dopo finita la globalizzazione cioè la guerra economica e saputo chi ha vinto e chi ha perso.
Comunque quello che sta succedendo da una trentina di anni a questa parte è come una guerra ma fatta con l'economia come termine di confronto. Gli stati decidono molto poco. Dovremmo accettare che stiamo lavorando per molti anni per pagare gli interessi sulla liquidità che ci è servita per creare una struttura lavorativa. Ma fin qui niente di male, almeno per me che sono cresciuto in un clima estremamente competitivo, con poche amicizie reali. Il punto è che non siamo noi che decidiamo in quale direzione va il "progresso", non è il parlamento eletto dai cittadini. Quindi potremo essere costretti a lavorare diciamo per 50 anni con pochissimi o nessuno svago per realizzare prodotti o modi di vita che non ci piacciono o non ci interessano. Ma lavorare o svolgere una attività lo vedrei imprescindibile a meno che non si è usciti da Matrix. Quindi il mio intento sarebbe di strutturare il tessuto sociale in modo da distribuire felicità anche in misura diversa l'uno dall'altro e compatibilmente con il sistema che c'è intorno e che vorrei decidere anche io. Sto inventando un sistema in cui si può "votare" quanto e come mettere ambiente, diritti umani, svago, famiglia e missioni spaziali nel futuro modello post-stato, post-dittatura. Qualcuno vorrebbe metterci ancora una volta lo stato con la democrazia, ma dopo finita la globalizzazione cioè la guerra economica e saputo chi ha vinto e chi ha perso.
Poesia quasi magica
Solitudine. Facile riempire un bicchiere d'acqua. Più difficile incrociare gli ingredienti giusti per fare star bene le persone. Giriamo in tondo in cerchio e facciamo questo piccolo miracolo. Solleviamo un gruppo di persone da terra fino ad uno o due metri e la solitudine svanisce.
Solitudine. Facile riempire un bicchiere d'acqua. Più difficile incrociare gli ingredienti giusti per fare star bene le persone. Giriamo in tondo in cerchio e facciamo questo piccolo miracolo. Solleviamo un gruppo di persone da terra fino ad uno o due metri e la solitudine svanisce.
Guarire dai condizionamenti
"...Sto guarendo da tutte le violenze psicologiche e i condizionamenti avuti da bambino ad adesso..."
Perchè?
"Per sentirmi unito e completo in
quello che andrò a fare."
Ma si può fare?
"Pare di sì..."
Come?
"Bisogna cercare, volerlo, e
capirne l'importanza relativamente al tessuto delle persone con le
quali sei vissuto inserito in un contesto globale che ha bisogno di
guarigioni della psiche e dell'anima."
Quale deve essere il "motore" delle nostre attività?
Stavo riflettendo come i modelli anglosassoni generino energia e movimento a partire da una specie di terrore di finire barbone o ammalato senza nessuno che ti aiuti. Che le persone siano in movimento e facciano qualcosa di costruttivo (speriamo) è necessario. Ma si può decidere di fare qualcosa di utile anche a partire da idee o amore o consapevolezza invece che a partire da paure tipo ammalarsi o morire di fame. Come nel film Matrix il sistema ci usa come comuni batterie per produrre energia. Probabilmente è possibile che un essere umano si orienti al lavoro o a qualcosa di equivalente anche a partire da un'altra motivazione. Siamo pronti a questo? Un essere umano soddisfatto e quindi attivo al cento per cento.
Stavo riflettendo come i modelli anglosassoni generino energia e movimento a partire da una specie di terrore di finire barbone o ammalato senza nessuno che ti aiuti. Che le persone siano in movimento e facciano qualcosa di costruttivo (speriamo) è necessario. Ma si può decidere di fare qualcosa di utile anche a partire da idee o amore o consapevolezza invece che a partire da paure tipo ammalarsi o morire di fame. Come nel film Matrix il sistema ci usa come comuni batterie per produrre energia. Probabilmente è possibile che un essere umano si orienti al lavoro o a qualcosa di equivalente anche a partire da un'altra motivazione. Siamo pronti a questo? Un essere umano soddisfatto e quindi attivo al cento per cento.
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