Spartito colorato

Spartito colorato

giovedì 31 maggio 2018

La leggenda del tappetino che dice di sì



C'era una volta un tappetino che viveva davanti alla porta di una casa benestante. Il proprietario di casa quando entrava neanche lo notava, ci passava sopra ed entrava dritto e con passo molto deciso. Il tappetino aveva dei doni, tra i quali, quello di poter comunicare o parlare, ma solo molto sottovoce. Così il proprietario di casa non se ne rese mai conto. Il figlio del proprietario un po' più giovane quando passava sentiva qualche strano rumore, ma preso dalle proprie attività camminava velocemente e disinvoltamente. Il tappetino era sempre molto pulito, anche se non sempre alla perfezione, e faceva il suo dovere. Quando qualcuno aveva un passo un po' pesante il giorno dopo si lavava, ma a volte rimaneva qualche piccola macchia.
Arrivata la figlia il tappetino disse: "buongiorno", ma la figlia con le buste piene di vestiti e la testa sempre a pensare a cosa vorrebbe fare non se ne accorse nemmeno.
Il tappetino allora a volte pregava che venisse spostato in un altro luogo poiche sentiva che non era utile a nessuno.
La preghiera fù esaudita ed il tappetino si trovò davanti l'uscio di una famiglia di nobili. Il padre molto fermo e deciso non lo notava mai. Poi arrivò la moglie. "Buongiorno" il tappetino disse. Ma la moglie ci strofinava molto fortemente le scarpe con i tacchi non sentendo i lamenti nè il benvenuto del tappentino.
Un giorno mentre il tappetino stava per dire il suo "buongiorno" fu anticipato dalla figlia di questa famiglia nobile, vestita in modo semplice ma con un certo criterio. La figlia disse in anticipo: "buongiorno". Il tappettino inizio a pensare tra sè e sè che non solo questa ragazza si era accorta della sua presenza, ma che lo aveva salutato prima di lui. Poi la ragazza con scarpe pulitissime e passo leggiadro camminò oltre il tappetino. E la ragazza disse: guarda di quando in quando ti ascolto ma ho comunque delle cose da fare e tu dovresti continuare a fare il tuo compito.
Il tappetino allora pensò tra sè e sè che probabilmente lui era anche un po' più sporco delle scarpe della ragazza figlia di nobili nonostante cercasse di pulirsi con cura e poi questa ragazza lo aveva salutato anche prima di lui allora il tappetino neanche lì stava facendo alcunchè di utile e pregò ancora di trovare un altro posto.
Il giorno successivo si trovò davanti l'uscio di una casa di periferia. Una famiglia molto povera, forse impiegati o contadini. 
Il capofamiglia aveva degli scarponi da lavoro e non sentì neanche vagamente il sussurrato invito ad entrare. E poi il tappetino ci mise molto a pulirsi bene da quella sporcizia degli scarponi da lavoro.
Ma piu tardi arrivò il figlio molto giovane e con delle scarpe sportive leggere. Il ragazzo sentì una voce e iniziò a guardarsi in torno. "sono io" disse il tappetino, abbassati un po' e prova ad ascoltare. "dove stai andando?" in casa a fare i compiti. Il tappetino disse "ti posso aiutare". "Io nel tempo in cui ho lavorato ho raccolto molta saggezza". "E come mi puoi aiutare?" disse il ragazzo. Il tappetino rispose "non ti preoccupare tu vai in camera tua a studiare e avrai una visione". Il ragazzo non ci credette piu di tanto e andò come al solito in camera sua a studiare. Mentre studiava gli venne in mente questa idea: vorrei impegnarmi al massimo sia negli studi che nella vita per aiutare il prossimo. E mentre pensava questo gli cadde un libro da uno scaffale. Si avvicinò e vide qualcosa di molto interessante. E si senti immediatamente riempito di fiducia, di forza e di uno scopo nella vita. Disse "mi sento in pace e fiducioso nel futuro e so che cosa fare".
Il tappetino, che stava fuori dall'uscio sentì qualcosa. E disse tra sè e sè: "finalmente sono libero". Dal tappetino spuntarono due piccole ali, ma abbastanza grandi per sollevarsi da terra e piano piano si alzò, uscendo dal condominio e andando lontano in altri mondi, altre destinazioni, altre forme.


giovedì 10 maggio 2018

La filosofia della libertà

Parlami... di mondi lontanissimi. Vorrei poggiare la mia testa delicatamente sul fianco di una montagna. Quanto vive una montagna? Il tempo di immaginarla. Perché vi preoccupate del vivere? Perché vi preoccupate di un lavoro, di avere una casa, e siete continuamente preoccupati del vostro futuro? Non è forse vero che gli uccelli del cielo trovano da mangiare? E sono mai preoccupati? Non siete voi più importanti e degni degli uccelli del cielo?