Andando indietro in noi stessi
Stavo riflettendo su qual è la radice
ultima della violenza in noi stessi e nel mondo. E ho pensato che in
parte è una cosa culturale, che assorbiamo dell'ambiente in cui
viviamo. Ma non basta. Ci portiamo dietro secoli e millenni di
dominazioni, colonizzazioni e guerre. In parte è nel nostro DNA, nei
propri istinti più profondi. Dai barbari alla caccia alla lotta per
il potere. Ma l'uomo deve fare un salto evolutivo altrimenti non
sopravviverà a lungo in questo pianeta. Scorgo una direzione
evolutiva a partire dagli antichi romani che seppur molto violenti
hanno permesso ad una civilizzazione articolata di esistere quando
prima c'erano barbari e nomadi. Così pure nella civiltà industriale
c'è stata una linea evolutiva per quanto problematica e iniqua. Per
quanto riguarda questa civiltà post industriale penso bisogni
riprendere il filo con le nostre radici e trovare di nuovo il filo e
la direzione. Ci muoviamo verso il superamento della sofferenza
individuale e sociale. Bisogna fare una pausa di riflessione in
questo vorticoso meccanismo evolutivo e andare a vedere se questo
sviluppo utile della tecnologia sta anche influenzando negativamente
il nostro modo di ragionare e di concepire la realtà. In particolare
vorrei capire se tutto questo terrorismo guerre e altri problemi
possano essere superati in un balzo evolutivo. In particolare vorrei
evitare di dare cause economiche politiche e religiose a queste
disfunzioni sociali e arrivare nel profondo all'interno dell'uomo.
Non con uno studio intellettuale ma con un contatto di
consapevolezza.
L'uomo compete come un animale?
Riflettevo su una sorta di
neo-darwinismo applicato alle teorie economiche e sociali dell'uomo.
Sono stato allevato da mio padre con la logica che vince il più
forte e che gli uccelli nel nido devono sforzarsi a cercare il cibo
dal genitore perchè così ne riceveranno di più o non moriranno.
Stessa cosa per le aziende ecc... Vince il più forte, il piu
scaltro ecc... Ma quando qualcuno inizia ad auto trasformarsi per
diventare più scaltro, più dinamico, più intelligente, più
vincente ecc... la cosa secondo me non funziona più e si capisce che
si sta facendo qualcosa di sbagliato, disfunzionale e che porta
all'infelicità personale e collettiva. In molti animali per evitare
l'estinzione della specie o massimizzare l'espansione fanno
tantissimi figli sapendo che ne moriranno molti perchè le risorse
sono limitate. Probabilmente questo approccio funziona pure, ma c'è
qualcosa di assurdo dentro queste logiche. E' più o meno quello che
sta succedendo in Africa dove si fanno tantissimi figli che finiscono
poi allo sbaraglio in missioni a bassa probabilità di sopravvivenza
se non in guerra o direzioni violentemente espansionistiche. Non sono
neanche così critico verso il capitalismo che comunque ha portato a
molto sviluppo tuttavia ci sto male dentro questo sistema
capitalistico o Italiano (Italia che non si capisce come funziona).
Vorrei trovare una mia dimensione ma non saprei da che parte stare o
per chi e cosa impegnarmi in un ambiente così mutevole ed in bilico.
Ho ancora qualche mese per pensarci... spero qualcun altro o altra
condivida queste riflessioni con me...
Le guerre economiche e la globalizzazione, il mondo che vorrei
Comunque quello che sta succedendo da
una trentina di anni a questa parte è come una guerra ma fatta con
l'economia come termine di confronto. Gli stati decidono molto poco.
Dovremmo accettare che stiamo lavorando per molti anni per pagare gli
interessi sulla liquidità che ci è servita per creare una struttura
lavorativa. Ma fin qui niente di male, almeno per me che sono
cresciuto in un clima estremamente competitivo, con poche amicizie
reali. Il punto è che non siamo noi che decidiamo in quale direzione
va il "progresso", non è il parlamento eletto dai
cittadini. Quindi potremo essere costretti a lavorare diciamo per 50
anni con pochissimi o nessuno svago per realizzare prodotti o modi di
vita che non ci piacciono o non ci interessano. Ma lavorare o
svolgere una attività lo vedrei imprescindibile a meno che non si è
usciti da Matrix. Quindi il mio intento sarebbe di strutturare il
tessuto sociale in modo da distribuire felicità anche in misura
diversa l'uno dall'altro e compatibilmente con il sistema che c'è
intorno e che vorrei decidere anche io. Sto inventando un sistema in
cui si può "votare" quanto e come mettere ambiente,
diritti umani, svago, famiglia e missioni spaziali nel futuro modello
post-stato, post-dittatura. Qualcuno vorrebbe metterci ancora una
volta lo stato con la democrazia, ma dopo finita la globalizzazione
cioè la guerra economica e saputo chi ha vinto e chi ha perso.
Poesia quasi magica
Solitudine. Facile riempire un
bicchiere d'acqua. Più difficile incrociare gli ingredienti giusti
per fare star bene le persone. Giriamo in tondo in cerchio e facciamo
questo piccolo miracolo. Solleviamo un gruppo di persone da terra
fino ad uno o due metri e la solitudine svanisce.
Guarire dai condizionamenti
"...Sto guarendo da tutte le
violenze psicologiche e i condizionamenti avuti da bambino ad
adesso..."
Perchè?
"Per sentirmi unito e completo in
quello che andrò a fare."
Ma si può fare?
"Pare di sì..."
Come?
"Bisogna cercare, volerlo, e
capirne l'importanza relativamente al tessuto delle persone con le
quali sei vissuto inserito in un contesto globale che ha bisogno di
guarigioni della psiche e dell'anima."
Quale deve essere il "motore" delle nostre attività?
Stavo riflettendo come i modelli
anglosassoni generino energia e movimento a partire da una specie di
terrore di finire barbone o ammalato senza nessuno che ti aiuti. Che
le persone siano in movimento e facciano qualcosa di costruttivo
(speriamo) è necessario. Ma si può decidere di fare qualcosa di
utile anche a partire da idee o amore o consapevolezza invece che a
partire da paure tipo ammalarsi o morire di fame. Come nel film
Matrix il sistema ci usa come comuni batterie per produrre energia.
Probabilmente è possibile che un essere umano si orienti al lavoro o
a qualcosa di equivalente anche a partire da un'altra motivazione.
Siamo pronti a questo? Un essere umano soddisfatto e quindi attivo al
cento per cento.