Spartito colorato

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lunedì 7 gennaio 2013

Come relazionarsi al male nel mondo


Prendiamo per esempio una persona che finanzia guerre. Una persona di quel tipo normalmente o non crede nel bene, o ha una visione altamente distorta, o ha una visione corretta ma non riesce a fare di meglio di quello che già fa. In ogniuno di questi casi dovrebbe esistere una regola che gli impedisca di provocare delle guerre. Magari l'ONU tramite pressioni. Dal punto di vista soggettivo invece attaccare verbalmente o fisicamente tale persona non farebbe altro che farla chiudere nel suo errore e riproporlo in varie versioni. In sostanza è normale che anche un guerrafondaio voglia vivere e che voglia anche difendere quello che pensa soprattutto se si sente attaccato. 
Si tratta di un tentativo di comprendere la radice del male. Bisogna lasciare spazio a nuove opzioni che non abbiamo considerato e ad opzioni che non sono direttamente comunicabili. Riflettere un pochino. Facciamolo. Il male non va combattuto e sconfitto ma va guarito. L'azione dovrebbe avere a che vedere con il valutare chi è nell'errore come una persona tra gli ultimi che vada eventualmente aiutata. L'azione ha anche una parte alchemica, non ponderabile, un click. Insomma eventualmente una conversione. Nella piramide sociale attuale molti potenti sono situati nell'errore.  Quello che occorre è un cambiamento di ottica di un certo numero di persone che inizino a vedere molti industriali, potenti e capi come dei poveracci. Eventualmente a porre un argine. Lasciando loro una via di uscita.